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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: http://hdl.handle.net/10761/1004

Data: 16-feb-2012
Autori: Iemmola, Alessandra Carmela
Titolo: Infezioni Genitali da Chlamydia Trachomatis ed Infertilità
Abstract: La Chlamydia è un serio problema di salute pubblica, perché, anche se l infezione decorre spesso senza sintomi, può determinare gravi conseguenze a lungo termine in un alta percentuale di casi (Cates W et al., 1991). Nelle donne, la Chlamydia può provocare una malattia infiammatoria pelvica (PID), infertilità tubarica e gravidanza ectopica. Nel Regno Unito è stato stimato che 64.000 casi di PID e 3.000 di gravidanze extrauterine ogni anno sono attribuibili a questa infezione. Queste complicazioni causano notevoli difficoltà per gli individui e, in caso di infertilità, hanno implicazioni importanti anche sui costi per il servizio sanitario (Adams EJ et al., 2007). Il numero dei casi di Chlamydia diagnosticati continua a crescere in numerosi Paesi dell Unione Europea (ECDC, 2008), in America ed in tutti i Paesi in cui vanno diffondendosi le numerose campagne di screening. Questo aumento è dovuto in parte alla maggiore sensibilità al problema da parte delle istituzioni che si stanno impegnando per la diffusione delle campagne di screening ed in parte ad una maggiore sensibilità dei test utilizzati per la diagnosi dell infezione stessa. Inoltre diventa difficile paragonare l incidenza dell infezione nei vari Paesi data la diversa attuazione e diffusione dei programmi di screening. Malgrado l aumento dell adesione all esame da parte delle donne, la maggior parte dei casi rimangono inosservati e quindi non trattati. Non dimentichiamo inoltre il problema sollevato dal nostro studio, ovvero che sottoponendo la donna al semplice tampone vaginale per l esame di screening potremmo anche rischiare di sottostimare l infezione, che potrebbe in realtà essere presente a livello endometriale e/o tubarico e creare nel tempo i danni più temuti per la coppia, fino a mettere a rischio la fertilità. Ci domandiamo quindi se non sarebbe preferibile attuare una metodica di screening più accurata associando il prelievo endometriale (semplice, non richiedente sedazione, veloce e più accurato) allo striscio o tampone vaginale che da solo fornisce un quadro meno completo e meno veritiero nell individuazione della Chlamydia, soprattutto se questa si ritrova esclusivamente a livello delle vie genitali superiori (ad esempio in seguito ad auto-medicazioni con lavande vaginali, terapie antibiotiche poco mirate o attuate per altri scopi). In fondo non sottoporremmo la donna ad uno stress maggiore, trattandosi di un esame veloce e poco invasivo (il sistema bioptico, screaping, introdotto attraverso la cervice è molto sottile e non richiede anestesia). Con questa procedura saremmo anche più sicuri di non tralasciare un infezione proprio dove i danni provocati dalla Chlamydia sarebbero più deleteri. Quindi riteniamo che sia lo screening tradizionale (tampone vaginale) sia lo screaping endometriale debbano essere introdotti negli esami di routine per la prevenzione delle malattie sessualmente trasmesse.
InArea 06 - Scienze mediche

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