ArchivIA Università degli Studi di Catania
 

ArchivIA - Archivio istituzionale dell'Universita' di Catania >
Tesi >
Tesi di dottorato >
Area 10 - Scienze dell'antichita', filologico-letterarie e storico artistiche >

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: http://hdl.handle.net/10761/173

Data: 3-mag-2011
Autori: Cilia, Debora
Titolo: Ricerche sui colloquialismi in Euripide
Abstract: Il presente lavoro costituisce un'indagine sulla presenza dei colloquialismi in Euripide nell'arco della produzione letteraria compreso tra l' Alcesti (438 a.C.) e l'Elena (412 a.C.). Punto di partenza per le mie ricerche e' stato il contributo di P. T. Stevens, Colloquial Expressions in Euripides (Wiesbaden 1976); in particolare, sono state prese in considerazione le principali conclusioni dello studioso, quali la definizione del concetto di colloquialismo, l' identificazione di un corpus di scrittori per il rinvenimento delle espressioni colloquiali nella lingua greca, i criteri di categorizzazione dei colloquialismi, la valorizzazione del contesto e la valenza semantica delle espressioni colloquiali. Sulla base di tale lavoro e delle sollecitazioni provenienti dalle recensioni al Beitrag di Stevens e dal piu' recente studio di C. Collard, Colloquial Language in Tragedy: a Supplement to the Work of P. T. Stevens (CQ 55.2, 2005, 350-86), le mie ricerche si sono avviate lungo il cammino, per cosi' dire, rebours, della ricostruzione dello status quaestionis che ha condotto alle attuali linee teoriche sull' argomento. La prima direttrice lungo la quale si e' mossa l'indagine e'stata, infatti, la disamina dei giudizi che gli antichi diedero sullo stile euripideo, con particolare attenzione a quelle fonti (da Aristofane agli autori bizantini) che testimoniano l'interesse per uno specifico aspetto della dizione del tragediografo, ovverosia l'uso della lingua colloquiale. Partendo dalla base di consentaneita' riscontrata nelle fonti antiche, ho proceduto con l'analisi della plurisecolare tradizione degli studi che ha avuto per oggetto la presenza di colloquialismi nella lingua euripidea e, piu'in generale, nelle lingue greca e latina, individuando le linee teoriche fondamentali manifestatesi in tale campo d'indagine. Un portato fondamentale di questa parte del lavoro e' stata l'individuazione delle varie definizioni che sono state formulate sulla lingua colloquiale. Ai progressi compiuti in ambito antichistico e' stata poi affiancata una sezione dedicata alle posizioni scaturite dall' alveo della linguistica moderna sul concetto di "colloquiale". Sulla base di tale complesso tessuto epistemologico ho presentato nel secondo capitolo una definizione di lingua colloquiale, per la quale ho messo a frutto i contributi presi in esame nel capitolo primo. Un'altra direttrice lungo la quale si e' mossa la ricerca e' stata la proposta di classificazione dei colloquialismi secondo categorie diverse rispetto a quelle individuate da Stevens. Ho ritenuto non infruttuoso ritornare ad un assetto "tradizionale" basato sulle seguenti categorie: fonetica, morfologia, sintassi, lessico. All'interno di queste macro-aree trovano spazio sia una rimodulazione dei fenomeni individuati da Stevens sia l'inclusione di nuove tipologie non annoverate dallo studioso. All'interno delle mie ricerche assume particolare rilevanza, anche da un punto di vista metodologico, la valorizzazione data alle innovazioni morfologiche dello stile euripideo per le ricadute che tali elementi possono avere sul piano della critica testuale. Nella sezione relativa alla morfologia sono infatti state prese in considerazione forme che, per la loro assenza nel corpus degli altri tragici o per la rarita' nella letteratura coeva, sono state soggette a tentativi di emendazione da parte di una certa critica mossa dalla sopravvalutazione della costanza verbale. I dati presentati mettono in luce che certe forme "inconsuete" presenti in Euripide, stigmatizzate in passato o tutt'oggi come frutto di corruzione dovuta al processo di trasmissione, sono perfettamente accettabili e da ritenere "sane", se inscritte nella prospettiva del sistema-lingua euripideo.
The present work is a survey on colloquialisms in Euripidesâ works from Alcestis (438 b.C.) to Helena (412 b.C.), and has been intended as a follow-up to P.T. Stevens' Colloquial Expressions in Euripides (Wiesbaden 1976), the conclusions thereof provided a suitable ground for further investigations: namely, for the definition of colloquialism as a concept, for the recognition of a corpus of Greek writers where colloquial expressions can be found, for the classification of colloquialisms, for the appraisal of context and for the significance of colloquialisms. In addition to that, critical reviews on Steven's Beitrag, and Collard's more recent Colloquial Language in Tragedy: a Supplement to the Work of P. T. Stevens (CQ 55.2, 2005, 350-86) suggested me to broaden and outline the status quaestionis as a whole, from its ancient origins to the latest, contemporary theoretical developments. In first place, I have examined how ancient scholars (from Aristophanes to Byzantine authors) assessed Euripidean style, with a very special focus on those who showed a prominent interest on Euripidesâ diction - that is to say, on Euripidesâ use of colloquial language. As a result, I have pointed out that ancient sources share a fairly common view on this matter. Subsequently, I have analysed a pluri-secular tradition of studies on colloquialisms in Euripidean language and, more broadly, on Greek and Latin languages, and I have also classified the main theoretical approaches to this topic. The most interesting outcome of this segment was the collection of the various definitions that have been submitted of colloquial language. In this respect, my research included both studies from the domain of classics and modern theories on the concept of â colloquialismâ , which derive from modern linguistics. Such a complex epistemological texture provided the basis for the definition of colloquial language, which I have submitted on Chapter two, and which owes much to the theories that were reviewed on Chapter one. And beside that, I have also made the case for the classification of colloquialisms on grounds that are different from those suggested by Stevens. In fact, I believe it would be profitable to restore a more â traditionalâ criterion, based on the following categories: phonetics, morphology, syntax, and lexicon. Such categories would still include those cases that were detected by Stevens, even though some â remodulationâ would be needed, but also some more cases which he had ruled out. Another relevant focus of my research, for methodological reasons, has been made on morphological innovations emerging from Euripidean style, and particularly on their remarkable impact on textual criticism. In the section about morphology, in fact, I have discussed some forms that, owing to their absence from the corpus of other tragic authors or to their scarce occurrence in coeval literature, have been tentatively emended by some critics who overestimated linguistic constancy. On the contrary, I have provided evidence showing that some allegedly 'unusual' forms found in Euripides, which were formerly stigmatised as an effect of corruption during the process of transmission, can be held as fairly acceptable and â soundâ, if they are proved to be part of Euripidesâ language system.
InArea 10 - Scienze dell'antichita', filologico-letterarie e storico artistiche

Full text:

File DimensioniFormatoConsultabilità
Tesi di Dottorato in Filologia Greca e Latina di Debora Cilia.pdf1,37 MBAdobe PDFVisualizza/apri


Tutti i documenti archiviati in ArchivIA sono protetti da copyright. Tutti i diritti riservati.


Segnala questo record su
Del.icio.us

Citeulike

Connotea

Facebook

Stumble it!

reddit


 

  Browser supportati Firefox 3+, Internet Explorer 7+, Google Chrome, Safari

ICT Support, development & maintenance are provided by the AePIC team @ CILEA. Powered on DSpace Software.