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Area 10 - Scienze dell'antichita', filologico-letterarie e storico artistiche >

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: http://hdl.handle.net/10761/177

Data: 3-mag-2011
Autori: Portale, Dario
Titolo: Ontogenesi di un linguaggio critico. La formazione cinematografica di Guido Aristarco tra dissoluzione del fascismo e rivoluzione neorealista
Abstract: In un articolo del 1984 intitolato "La critica e il cinema degli anni 40" 1, Gian Piero Brunetta nota, a proposito della generazione degli uomini di cinema nati tra gli anni '20 e '30 del Novecento, come e' "il passaggio dal fascismo all'antifascismo sia stato per molti di loro come un processo di crescita naturale, il passaggio dalla minore alla maggiore eta'. Non per tutti la cosa e' avvenuta nello stesso modo e contemporaneamente. A me ha sempre interessato la filogenesi, ma perche' non interrogarsi da adesso in poi, visto che quel tragitto lo conosciamo orami tutti, sull'ontogenesi di ognuno di loro. Di questo auspicio la mia tesi vuol essere una prima realizzazione, proponendo attraverso l'analisi della produzione critica di Guido Aristarco durante gli anni neri (1939-1943) la ricostruzione di uno dei lunghi viaggi attraverso il fascismo che segnarono la formazione di tanta parte della nostra migliore intelligenza, affermatasi poi a partire dal secondo dopoguerra. Tale analisi e' stata condotta con una particolare attenzione al linguaggio con cui il critico esercito' la sua attivita'. Lo scandaglio linguistico si e' dimostrato particolarmente congeniale alla prospettiva ontogenetica prescelta, permettendo di rinvenire le tracce lessicali di un'evoluzione che, sia pur mediante una linea di svolgimento quanto mai tormentata e complessa, conduce Aristarco dall'iniziale conformistico appiattimento sulla politica culturale del regime in materia cinematografica alla progressiva conquista di un'indipendenza di giudizio e all'elaborazione di un'autonoma proposta di rinnovamento del cinema italiano. Sulla scorta delle variazioni terminologiche che attraversano gli scritti aristarchiani sono state individuate tre tappe fondamentali che scandiscono i punti di svolta di questo percorso di maturazione tutto a un tempo etico ed intellettuale. In una prima fase prevalgono le spie lessicali che tradiscono una passiva acquiescenza all'ideologia nazionalistica e moralistica imposta dal regime, e in certi articoli si assiste perfino all'infiltrazione di un vocabolario esplicitamente razzistico. In una seconda il linguaggio si depura delle contaminazioni politico-ideologiche e si arricchisce di termini tecnici e specialistici che traducono il nuovo orientamento della critica di Aristarco; questa si volge progressivamente, sotto lo stimolo della lettura delle opere di Luigi Chiarini (che forniranno letteralmente, grazie all'inclinazione del nostro autore alle continue citazioni, un nuovo materiale linguistico), a divenire lo strumento di una battaglia per l'artisticita' del cinema e per la professionalizzazione specialistica di coloro che se ne occupano. Infine, nell'ultimo periodo, a ridosso della caduta del fascismo, si fanno strada parole-chiave e riferimenti filmistici e letterari, legati al progetto di un nuovo cinema neorealistico, che si caricano di una forte allusivita' politica e culturale e che traducono l'influenza, decisiva per la definitiva maturazione della personalita' di Aristarco, del gruppo romano della rivista "Cinema", la punta piu' avanzata della resistenza culturale antifascista in campo cinematografico. Come e' forse possibile intuire dalla rapida sintesi soprastante, la scrittura di Aristarco mostra fin da subito la tendenza a lasciarsi attraversare dalle principali tensioni dialettiche che governano lo sviluppo tumultuoso della cultura cinematografica italiana di quegli anni, accogliendone appunto le sedimentazioni linguistiche nelle ricorsivita' lessicali identificate. L'attivita' del critico si pone infatti spesso come centro catalizzatore di problematiche e dibattiti che favoriscono da una parte il coagularsi di una comunita' nazionale di studiosi e artisti interessati all'approfondimento e allo sviluppo di una cultura del cinema, dall'altro scatena una serie ulteriori di discorsi contigui ed intimamente collegati che diventano la base di progetti destinati ad agire su tempi meno immediati della polemica cronachistica. E' per questo che la necessita' di chiarire e dispiegare appieno la portata problematica dei risultati del sondaggio linguistico, mediante l'indagine delle molteplici implicazioni storico-culturali che lo sostanziano, mi ha spinto a fornire un ampio spaccato della politica cinematografica condotta dal regime, sia sul piano economico-industriale sia su quello piu' sovrastrutturale degli apparati ideologici: la stampa, la creazione di istituzioni quali Il Centro Sperimentale di Cinematografia, ecc. e' infatti soltanto sullo sfondo di una contestualizzazione storica il piu' possibile esauriente che si puo tentare di districare l'aggrovigliata dinamica delle polemiche e delle posizioni che si riflettono nella critica aristarchiana e in rapporto alle quali essa deve essere collocata se si vuol giungere ad un'adeguata comprensione del suo significato storico. Ho dunque provveduto ad accompagnare costantemente l'analisi della produzione di Guido Aristarco con una ricostruzione delle linee fondamentali del dibattito critico-estetico sul cinema che si svolse in Italia in quegli anni, dibattito nel quale essa si inserira' con precoce autorevolezza e sul cui svolgimento talvolta riuscira' ad influire in modo non trascurabile. Nel corso di tale analisi il corpus preso in esame e' stato organizzato secondo tre macro gruppi: l'insieme delle recensioni vere e proprie, una serie di articoli di impostazione "metacritica" in cui Aristarco riflette sulla funzione della critica cinematografica contemporanea e rivendica, anche attraverso dispute infuocate, un modello di critica nobilmente fautrice, e, infine, alcuni interventi e proposte che affrontano problemi di tipo piu' strutturale, di organizzazione culturale e istituzionale. L'indagine sugli scritti appartenenti a questi tre grandi raggruppamenti, che hanno rivelato una logica interna di evoluzione non certo lineare ne' priva di reciproche sfasature, ha permesso di enucleare e confermare, anche mediante una verifica linguistica, l'ipotesi-chiave che ha guidato la mia ricerca: contrariamente a quanto affermato nei pochi studi che hanno preso in considerazione questa parte del lavoro critico di Aristarco, la liberazione dai condizionamenti ideologici della politica culturale fascista, l'inflessibile battaglia anticonformistica portata contro l'evanescente e narcotizzante cinema d'evasione fattivamente incoraggiato dal regime a chiari fini di controllo sociale e la maturazione di un pensiero autonomo non furono ispirati e supportati dall'elaborazione di un modello di cinema realistico e dall'individuazione e dalla difesa delle eventuali anticipazioni o tracce che di esso potevano essere rinvenute nella produzione contemporanea. Essi furono invece principalmente il frutto della predilezione per l'opzione chiariniana di un cinema come "forma assoluta", sganciato da preoccupazione sociali e tutto animato dal vagheggiamento di un'ideale purezza linguistica-formale, di un film capace di narrare e poetare servendosi esclusivamente dei propri mezzi espressivi, senza cadere nel meticciato stilistico ed evitando accuratamente la contaminazione con codici e modi appartenenti ad altre arti. E' soltanto tardivamente che Aristarco riuscira' a colmare i limiti di tale prospettiva, di cui comunque sentiva l'insufficienza, tramite l'assimilazione della proposta "neorealistica" del gruppo di "Cinema", che pero' fino ad allora era rimasta sostanzialmente estranea alla linea evolutiva dell'attivita' critica del nostro autore. Tuttavia, una volta acquisita questa nuova e piu' avanzata visione, Aristarco fu il vessillifero della lotta contro l'epidermico calligrafismo cinematografico e l'ipocrita disimpegno critico che culmina nello scontro su Ossessione. Cosi', in conclusione e coerentemente alla prospettiva ontogenetica da me prescelta, la storia di Aristarco finisce per conformarsi come uno dei capitoli piu' esemplari della storia di un generazione che dapprima scopre sugli schermi, nel "cinema cinematografico", un antidoto al grigio conformismo culturale imperante e poi e' costretta, dalla logica degli eventi, certo, ma anche grazie proprio al cinema, a scoprire molte altre cose, non ultima la propria identita'.
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